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L’importanza dell’analisi economica del diritto

Nella pratica quotidiana capita spesso di giungere ad accordi che sono mal digeriti da entrambe le Parti in lite: si sente spesso dire dagli Avvocati (in particolari con quelli che hanno qualche anno in più) che “la vera transazione è quella che scontenta entrambe le Parti, ma compone la vicenda nel comune interesse”.

Per quanto si possano fare notevoli distinguo nella valutazione delle singole situazioni, sarebbe utile capire quali sono gli strumenti e le categorie generali che consentono di valutare quell’accordo o quella transazione.

A mio avviso la risposta si trova nell’analisi economica del diritto.

Il movimento della law and economics (AED) è probabilmente l’esempio di maggior successo della recente tendenza ad applicare l’economia in aree che erano una volta considerate estranee al campo proprio dell’analisi economica e del suo studio di esplicite transazioni di mercato.

Metodologicamente, la analisi economica del diritto applica gli apparati concettuali e i metodi empirici dell’economia allo studio del diritto.

L’AED, in particolare, può essere definita come l’applicazione dell’economia del benessere alle norme giuridiche; essa infatti concerne i modi in cui le norme giuridiche devono essere configurate (se introdotte dal legislatore) o interpretate dal giudice, al fine di ottenere la massima efficienza economica e quindi una situazione ottimale per un uso razionale delle risorse.

L’obiettivo è primariamente quello di applicare gli strumenti tipici dell’analisi economica allo studio delle norme giuridiche di base, quali, quelle attinenti alla proprietà, ai contratti, alla responsabilità civile, alla tutela degli investitori ed alla applicazione della legge.

Altro aspetto fondamentale dell’AED risiede nell’enfasi che essa pone nei concetti di proprietà e di efficienza: nel valutare un istituto giuridico, secondo l’approccio dell’AED, ci si chiede se esso è efficiente o meno; in caso di risposta negativa, dovrà essere modificato.

Con questo metodo d’indagine e avendo compreso la logica economica che sottende l’emanazione delle norme, è inoltre possibile valutare l’effettiva convenienza di dirimere una controversia solo a seguito di un procedimento innanzi al tribunale o attraverso la definizione della stessa in sede stragiudiziale.

Il professionista (ed in questo caso, l’Avvocato) dovrebbe sempre fornire al Cliente, specie se imprenditore, questa chiave di lettura prima di suggerire un’azione giudiziale o di resistere in giudizio rispetto ad una richiesta di terzi soggetti o parti contrattuali.

Spiace constatare che, in molti casi, questa è rimasta una petizione di principio, costringendo il Legislatore ad introdurre istituti come la mediazione o la negoziazione assistita per tentare di mettere una pezza alla notoria inefficienza del nostro sistema giudiziario.

Sarebbe sufficiente un’attenta valutazione di costi / benefici per comporre una buona parte delle vertenze.

Avv. Giuseppe Bellini

Per commenti/richieste: g.bellini@studiolegalebellini.eu – 0331 62 08 24.