Metodo Stamina: una breve introduzione
Spiegare che cosa sia il c.d. Metodo Stamina, non è semplice. Soprattutto, se si vuole farlo capire a chi di scienza e di ricerca biologica non ne sa nulla.
Cronologicamente, la vicenda è facilmente ricostruibile, grazie anche alle carte giudiziarie.
Nel 2007, c’è un Professore di psicologia con i capelli spettinati, che gestisce un call center di successo in centro a Torino. Riceve finanziamenti privati e pubblici per lavori come questo: «Atteggiamenti dei piemontesi nel settore culturale». Si tratta di Davide Vannoni. Ma chi è veramente costui?
Davide Vannoni è, bisogna ribadirlo, uno psicologo e non un medico; cinonostante, sostiene di aver messo a punto un metodo che si basa sulle cellule staminali del midollo osseo (che sarebbero note per la loro capacità di dare origine a tessuti di ossa, pelle e cartilagine). Egli ritiene che tali cellule possano essere trasformate anche in neuroni, mediante l’utilizzo di acido retinoico (in grado di far crescere le cellule), diluito nell’etanolo. La tecnica consisterebbe nell’estrazione delle cellule in questione dai pazienti, nel tenerle in coltura nell’acido retinoico, per farle differenziare in cellule nervose, e poi reimpiantarle nel paziente.
Favorevoli e contrari al Metodo Stamina
Uno dei pareri più autorevoli sul caso Stamina è fornito dalla rivista Nature (una delle più antiche e importanti riviste scientifiche esistenti) che si è espressa più volte sull’argomento e sempre negativamente: mentre il Presidente della Fondazione Stamina, Davide Vannoni, difende, come è ovvio che sia, tale metodo quale cura a base di staminali per molte malattie incurabili, Nature lo boccia in pieno. E, nel far ciò, si basa sui verbali del Comitato scientifico, chiamato dal Ministero della Salute a esprimere un parere sul Metodo Stamina, dai quali emergono serie imperfezioni e omissioni nel protocollo Stamina.
I pareri sono duri, soprattutto, quando si parla di un’apparente ignoranza della biologia sulle cellule staminali, quando si mettono in evidenza errori concettuali nel protocollo (sino a scoprire che alcune sezioni di questo sono state copiate da Wikipedia).
Opinioni favorevoli, in merito al Metodo Stamina, comunque, esistono. E sono soprattutto genitori di bambini che hanno ricevuto le cure secondo il protocollo Stamina. Uno su tutti, il parere di Tiziana Massaro che a Fano (PU) lotta per suo figlio e per tutti gli altri bambini.
Madre del piccolo Federico Mezzina, nonché Avvocato, ha inviato agli Spedali Civili di Brescia (alla direzione e a 9 medici), a nome suo e di altre 16 famiglie del «Movimento per le cure compassionevoli», una diffida a interrompere lo sciopero bianco dei sanitari del nosocomio lombardo. In pratica, i camici bianchi hanno deciso di sospendere le terapie a base di cellule staminali col metodo Stamina; la Signora Massaro ha, quindi, chiesto all’azienda di autorizzarli per ogni singolo a paziente.
L’azienda ha rispedito la palla al mittente, invitando i medici ad operare secondo coscienza.
Nel mezzo ci sono le centinaia di bambini e di famiglie affetti da malattie degenerative che in mano hanno un provvedimento del giudice che ordina agli Spedali di Brescia di fare quella terapia.
E quel provvedimento dovrebbe bastare. Senza ulteriori rinvii o rifiuti. «Eppure abbiamo dovuto fare anche questa diffida – spiega Tiziana Massaro – A quanto pare vogliono portarci all’esasperazione.
Vogliono costringerci a ricorrere continuamente al giudice. Per noi Stamina ha avuto solo effetti positivi sui nostri figli. Invito tutti a guardare il video di mio figlio Federico su Facebook. Lì sono palesi i miglioramenti che ha avuto con questa terapia».
E non solo lui.
Nuove ombre sul Metodo Stamina provengono dalle carte processuali
«Ho deciso di andarmene perché mi chiedeva di modificare i dati di ricerca a favore dei suoi interessi personali. Perché sosteneva che solo gli imbecilli pagano le tasse. Perché diceva che le malattie degenerative, fortunatamente, erano in aumento. Così lui avrebbe guadagnato di più, tanto erano senza speranza». E’ il verbale di Rebecca P., la principale collaboratrice di Davide Vannoni, nel 2007.
Nell’informativa dei carabinieri del Nas, datata 29 giugno 2009, ella spiega come ha conosciuto il fondatore del metodo Stamina: «Sono laureata in Scienze della Comunicazione, insegno all’Università degli Studi del Piemonte Orientale.
Conosco il professor Vannoni dal 1999, per incarichi professionali. Sono entrata in Cognition[1] nel 2007, nella veste di consulente. Ho svolto il ruolo di responsabile di ricerche di mercato… Ho deciso di tagliare i contatti in occasione di una telefonata che ho avuto modo di ascoltare. La biologa Olena parlava in tono concitato con Vannoni, sostenendo che un paziente stava male, a causa di una puntura di staminali. Diceva che quel paziente era da inviare in ospedale…».
Ciò rappresenta l’inizio del caso Stamina, in quanto il call center del Professor Vannoni si trasforma in altro.
Proprio Rebecca P. racconta questa strana mutazione genetica agli investigatori: «Per un problema personale di salute, il professor Vannoni si era recato a Kharkov, in Ucraina. Lì ha conosciuto i due staminologi Vyacheslav Klimenko e Olena Shchegelska. Al suo rientro ha deciso di creare una struttura simile in Italia».
E’ una semiparesi facciale a rompere l’equilibrio. Vannoni ha la bocca contratta in una smorfia. Parla con difficoltà. Non trova una cura. Parte per Kharkov e scopre il mondo delle staminali. Forse, a quel punto, deve essergli sembrato logico travasare i contatti per le ricerche di mercato nella sua nuova avventura.
In ciò, Vannoni afferma di essere stato aiutato anche dalla politica. E fa, addirittura i nomi: «Dal vice presidente della Regione Piemonte Paolo Peveraro, dall’assessore Andrea Bairati e dal presidente della Regione Mercedes Bresso. In Cognition operava, in qualità di assistente di ricerca, il figlio di una collaboratrice stretta dell’assessore Bairati, che aveva seguito il tema delle staminali.
Inizialmente il centro per la manipolazione delle cellule doveva nascere all’ospedale San Luigi di Orbassano. Tramite l’assessore Nicotra, era stata emanata una delibera di giunta, per la collaborazione fra Vannoni e la Regione. Ma alla fine il progetto non andò in porto».
E proprio la Regione Piemonte, inizialmente, si dimostra pronta a finanziare le ricerche dello psicologo sulle cellule staminali, offrendo 500.000 euro, ma poi si tira indietro, per la tema di passare guai seri con la giustizia, dal momento che i dipendenti di Cognition sono sul punto di denunciare Vannoni, per la sua attività parallela.
È importante sapere, in relazione a tale aspetto, che a dicembre del 2013 Davide Vannoni è già stato rinviato a giudizio per tentata truffa. Secondo la Procura di Torino, tutte le credenziali che aveva presentato per ottenere il finanziamento dalla Regione erano false.
Scrive il Pm Giancarlo Avenati Bassi: «Presentando un progetto privo di contenuto scientifico. Millantando le partecipazioni di professori al comitato scientifico della sua associazione. Illustrando nel progetto sei casi di pazienti in realtà inventati».
«Un laboratorio buio, senza areazione, dieci metri quadrati scarsi», dice Rebecca P., nell’interrogatorio «Mi ricordo un paio di frigoriferi, un ripiano con alcuni microscopi. Lì dentro i due biologi lavoravano tutto il giorno, riproducevano cellule che avevano prima espiantato da pazienti vivi».
Sopra call center, sotto laboratorio clandestino. Arrivano malati da tutta Italia. Vannoni maneggerebbe le cartelle cliniche e amerebbe farsi chiamare neuroscienziato.
Ecco cosa racconta Michela O., un’altra impiegata di Cognition: «Il professor Vannoni mi chiese di occuparmi di un minore, Amedeo C., un bambino di tre anni, affetto da paresi cerebrale. Dovevo somministrargli dei test neuropsicologici, posto che lo stesso era inserito nel trattamento terapeutico delle cellule staminali». Dalle telefonate, agli esami clinici.
Sono giorni fuori da ogni regola. Arrivano parenti disperati e pronti a tutto.
Le prime denunce contro il metodo Stamina sono del 2009. Il padre di Paola P., per esempio: «Per tutta la procedura Vannoni mi chiese una somma totale di 50 mila euro. Gli dissi che per mia figlia avrei dato l’anima. Lui si preoccupò di informarmi che questa procedura chirurgica in Italia era vietata, quindi di non fargli pubblicità sulla guarigione di mia figlia, posto che a Natale avrebbe pranzato con noi. Mi garantiva una guarigione all’87 per cento. Con la prima puntura sarebbe stata a posto».
Il miracolo non avviene, ma il padre non si arrende. «Vannoni, prima dell’intervento di novembre, mi disse che aveva cambiato modo di essere pagato: 30 mila euro sul suo conto corrente tramite bonifico. Mi aveva detto che nella causale dovevo mettere la dicitura “contributi, donazioni e oblazioni”, perché era un modo come un altro per aggirare l’ostacolo della legge… Posto che la terapia somministrata a mia figlia non sortiva alcun beneficio, chiesi a Vannoni quale fosse l’intendimento per la prosecuzione della cura. Lui mi disse che la seconda puntura l’avrebbe eseguita in una clinica di San Marino. Pagai altri 8000 euro più le spese. Anche la terza puntura venne fatta a San Marino, ma lì non pagai. A fine ottobre 2008, alla segretaria che sollecitava il pagamento della terza fattura, risposi che avrebbe dovuto vergognarsi…».
Sono 68 le vittime accertate dal procuratore Raffaele Guariniello, nel periodo del laboratorio clandestino.
Ora, l’inchiesta, aperta nel 2009 e che vedeva indagate 12 persone, si è dunque allargata coinvolgendo alcuni sanitari dipendenti del nosocomio di Brescia e, sembra, anche il dirigente della Regione Lombardia che ha favorito il via libera all’accordo tra Vannoni e la struttura di Brescia e che, poi, è stato uno dei primi pazienti curati agli Ospedali Civili con il metodo Stamina. Mentre lo stesso magistrato, Raffaele Guariniello, titolare dell’inchiesta ne annuncia la prossima chiusura con la richiesta di rinvio a giudizio, si definiscono con maggiore chiarezza i tre filoni dell’indagine.
Prima di tutto la verifica dei possibili danni arrecati alla salute dei pazienti una volta che sarà stata provata l’inefficacia, se non addirittura la pericolosità, del preparato, iniettato come «cura compassionevole» e oltretutto senza seguire la procedura prevista anche in questi casi eccezionali. Occorre ricordare che la pericolosità delle infusioni del preparato a base di cellule staminali mesenchimali (quelle del midollo osseo) per tutte le istituzioni sanitarie italiane è già ampiamente comprovata visto che il contenuto del Metodo Stamina è stato giudicato a rischio di contaminazioni ed inefficace, prima dall’Agenzia nazionale del farmaco, che con un’ordinanza ne vietò la somministrazione nel maggio del 2012 , poi dalla Commissione scientifica chiamata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, a valutarne la validità ai fini dell’avvio di una sperimentazione.
C’è poi l’altro filone dell’inchiesta, quello «economico», che raccoglie le denunce di chi racconta di aver versato migliaia di euro per ottenere quelle cure miracolose che Vannoni, invece, sostiene di aver sempre erogato a titolo gratuito. Sarebbero molte le famiglie che nella speranza di vedere anche il minimo miglioramento nel parente ammalato, quasi sempre bimbi piccolissimi in condizioni disperate, si sono rovinate per ottenere le infusioni miracolose. Accuse gravissime dalle quali Vannoni si è sempre difeso e che dovranno essere provate anche attraverso le testimonianze.
Infine, l’aspetto più complesso dell’indagine, è quello che vede una struttura pubblica, l’Ospedale di Brescia, somministrare una terapia dichiarata pericolosa dallo stesso ministero della Salute attraverso l’Aifa e, in seguito, alle ispezioni effettuate dai Nas.
Ma i problemi di Vannoni non finiscono qui. L’ultima persona a denunciarlo è stata la mamma di una bimba gravemente ammalata, Nicole, protagonista di un drammatico video, pubblicato su Youtube, proprio da Vannoni. Un video che nelle intenzioni del guru di Stamina avrebbe dovuto dimostrare l’efficacia del suo metodo, evidenziando presunti miglioramenti nella piccola, mentre Vannoni ne illustra i sintomi e fa una sorta di diagnosi. Con la pubblicazione del video, Vannoni invece di migliorare la sua posizione, si è guadagnato la denuncia della mamma della piccola, per esercizio abusivo della professione medica e poi l’intimazione del Garante della privacy a rimuovere immediatamente il video da Youtube, perchè la sua diffusione «lede in modo gravissimo la dignità della piccola malata». Il video è stato rimosso poco dopo, sia da Youtube sia dalla pagina Facebook della Stamina Foundation.
Notazioni conclusive
I pareri sul Metodo Stamina sono prevalentemente negativi e le critiche sono anche molto dure.
Gli organi giudiziari, rinviando a giudizio Davide Vannoni, gettano ulteriori ombre sulla Fondazione Stamina e sul suo Protocollo.
Tuttavia c’è chi vi crede: la verità sulla questione non si sa ancora e per molto tempo non si conoscerà; quello che è certo è che molte famiglie ripongono nel Metodo Stamina la loro fiducia, con la speranza che non sia tutto vano.
[1] Cognition è il call center gestito da Vannoni.