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Chiara Ferragni: perchè la Liquidazione volontaria è l’unica strada?

chiara ferragni

Si fa un gran parlare in questi giorni del c.d. Ferragni Gate, scandalo che coinvolge la nota imprenditrice Chiara Ferragni.

Devo premettere che non ho una particolare simpatia nè per Lei, nè tantomeno per il suo compagno Federico Leonardo Lucia, in arte “Fedez”.

Riconosco comunque che, nel corso degli anni, la Sig.ra Ferragni ha creato un impero imprenditoriale di rilievo dimostrando notevoli capacità sul campo.

E’ altamente probabile che le ultime vicende che hanno coinvolto Lei e il suo gruppo siano dovute a scelte gestionali discutibili effettuate insieme a stretti collaboratori, i quali hanno affrontato i rischi legali con leggerezza.

Ma non è questo il tema di questo approfondimento.

Se volete capire cosa è successo, approfondire il tema del Pandoro, la multa dell’anti-trust e i profili giudiziari ci sono fin troppe pubblicazioni al riguardo.

Qui ci occupiamo di tematiche di business e segnatamente di crisi aziendali nelle PMI.

Quello che più conta è, pertanto, che ci troviamo in un caso di compromissione (a mio giudizio irreversibile) dell’immagine dell’imprenditrice, che mette a rischio la sopravvivenza stessa delle sue creature imprenditoriali.

Che fare in una situazione del genere?

In quasi 20 anni di consulenza alle PMI, ed in particolare di situazioni “straordinarie”, mi sono reso conto che gli Imprenditori non prendono mai in considerazione la possibilità che tutto vada a rotoli.

O meglio lo fanno sempre troppo tardi.

Cercano di risolvere i problemi giorno per giorno, senza voler riconoscere quando una situazione è irreversibile ed invece (purtroppo) bisogna dare un taglio drastico.

In questo mi duole dirlo sono anche assistiti da collaboratori e consulenti “timidi”, che spesso non trovano il coraggio di dire all’Imprenditore le cose in faccia.

Non sono in grado di dire se questo sia il caso di Chiara Ferragni, ma so per certo che non è mai stato un mio problema.

Purtroppo ci sono delle situazioni della vita aziendale, per le quali non si può nascondere la polvere sotto il tappeto.

Bisogna prendere delle decisioni spiacevoli.

Tra queste decisioni, molto spesso la chiusura della società mediante messa in liquidazione volontaria è la scelta migliore.

Perchè non è facile promuovere questa strada?

Spesso si preferisce tentare complesse ristrutturazioni aziendali.

C’è la speranza che si possano recuperare le cose.

Ed in alcuni casi è vero, per carità.

Ci sono aziende che, per varie ragioni, si trovano in una temporanea difficoltà e con un miglioramento dei processi, una riduzione del personale ed una ottimizzazione dei costi possono ritrovare una buona gestione.

Ora mi potreste dire “Ok, tutto chiaro…ma non stavi parlando di Chiara Ferragni?

Sì, qui il caso è totalmente diverso.

Si tratta di un danno d’immagine e reputazionale che io personalmente non vedo reversibile.

Il rischio è che nelle prossime settimane saltino i contratti con i Clienti.

Qualcosa già ha iniziato a vedersi, in realtà.

Quando saltano i contratti iniziano ad esserci meno introiti e, com’è ovvio, management, dipendenti e collaboratori iniziano a perdere fiducia quando non andare direttamente in panico.

Non sono lucidi nell’intravedere alcuna iniziativa commerciale valida a medio-lungo termine per invertire la rotta.

Non so come stiano messe di cassa, ma il rischio è pertanto che nelle prossime settimane le aziende del gruppo vadano in crisi di liquidità e non riescano più a far fronte ai propri impegni.

Se ciò dovesse accadere, sappiamo bene che la pazienza dei creditori non può essere oggetto di previsione.

Banche, fornitori e dipendenti ad un certo punto reclameranno le proprie spettanze.

Sapendo che questo può accadere, perchè attendere senza fare nulla?

La cosa migliore da fare è anticipare le mosse e mettere le società del gruppo in liquidazione volontaria.

E’ necessario scegliere un liquidatore esperto, che avrà il compito di negoziare una chiusura controllata delle società.

Attendere invece che la valanga arrivi significa semplicemente mettersi in mano al Tribunale ed alle varie procedure fallimentari.

Ne vale veramente la pena?

Io non credo proprio.

Bisogna riconoscere quando non si può più andare avanti, fare tabula rasa e, con le risorse che si sono create dai successi precedenti, pianificare nuove attività per il futuro ripartendo da zero.

La cosa migliore da fare per Chiara Ferragni?

In generale la cosa più sbagliata di tutte è incaponirsi nel portare avanti una azienda che non ha più futuro solo per un senso di orgoglio di voler a tutti costi salvare il salvabile.

Non è una cosa intelligente, non è una cosa pratica ed il più delle volte chi ha questa impostazione soccombe sotto il peso del debito (che nel frattempo si accumula e lo schiaccia).

Come ho detto prima, può sembrare una opinione un po’ rigida, ma è basata su una consolidata esperienza professionale.

Cara Chiara Ferragni, se mai dovesse leggere queste mie poche righe,  non si lasci ingannare da false speranze (o peggio ancora promesse) di ripresa.

Scelga una liquidazione volontaria e ci metta una pietra sopra.

In primis per la tranquillità sua e della sua Famiglia.

Avrà modo di rifarsi in futuro, le capacità non le mancano.

Avv. Giuseppe Bellini – g.bellini@studiolegalebellini.eu 

Crisi di Impresa & Gestione Rilancio PMI

 

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